dal libro Medicina Cinese: la radice e i fiori, di Giulia Boschi
Casa Editrice Ambrosiana
Il brano seguente, tratto dal primo paragrafo del capitolo 11, concerne il rapporto psiche-soma nella patogenesi MTC.
[…] Secondo il Neijing Suwen la causa ultima di qualsiasi malattia è da ricondursi a un ‘deterioramento spirituale’. L’armonia dell’ambiente psicofisico interno dipende infatti dallo Shen; se lo Shen è danneggiato, le emozioni sregolate diventeranno fattori patogeni, inoltre, poiché gli eccessi emotivi pregiudicano l’equilibrio dei flussi di Qi (da cui dipende la funzionalità degli organi), l’individuo risulterà più vulnerabile agli attacchi dei fattori patogeni esterni:
[Gli antichi]… non lasciavano che la concupiscenza o l’invidia logorassero il loro interiore, né permettevano che l’ambizione incontrollata esaurisse il loro esteriore [corpo fisico]. Essi vivevano in un mondo pacifico e quieto e non potevano essere attaccati dai malanni. Per questa ragione non avevano bisogno di medicine per curare il loro interno, né di aghi di pietra per curare il loro esterno; semplicemente incrementavano la loro Essenza e pregavano. Oggi gli uomini non vivono nello stesso mondo; l’ansia e la tristezza logorano il loro interno, il lavoro eccessivo esaurisce il loro esterno e inoltre essi non rispettano le quattro stagioni. [1]
In ambito patologico, le relazioni tra un determinato tipo di emozione e un organo interno servono per inquadrare diagnosticamente i rapporti psicosomatici (un eccesso di una determinata emozione danneggia in maniera preferenziale la funzionalità dell’organo-orbita correlato) o somato-psichici (se la funzionalità di un determinato organo è pregiudicata, ciò tende a manifestarsi con lo squilibrio emotivo corrispondente) [2].
Si può agire con mezzi psicologici sulla psiche (es. produrre rabbia per ovviare a un rimuginare eccessivo), attraverso mezzi fisici sulla ‘forma’ (es. assumere sostanze piccanti per indurre diaforesi), oppure si può agire sulla psiche per risolvere problemi fisici e viceversa [3]. In ogni caso l’azione terapeutica influisce inevitabilmente su entrambi gli aspetti; la valutazione diagnostica che distingue tra patogenesi psico-somatica e patogenesi somato-psichica serve a discernere le ‘radici’ (dove intervenire con un trattamento di fondo) dalle ‘foglie’ (dove intervenire con un trattamento sintomatico) senza perdere di vista ‘l’albero’.
Note
[1] Neijing Suwen, cap. 13, op. cit., p.101.
[2] Questa indicazione di massima non intende essere esaustiva rispetto alla complessità – anche patologica – dell’attività emotiva del nostro corpo; la grandissima varietà di vocaboli cinesi per descrivere minutamente i diversi stati d’animo, testimonia dell’importanza e della complessità di questo aspetto nella cultura classica. G. Andès e M.T. Horny in un interessante studio sulla depressione (in Revue Francaise d’Acupuncture, anno 7, n. 26, Aprile/Maggio 1981) fanno notare che in cinese esistono almeno una dozzina di vocaboli (senza contare i composti) per definire diversi tipi di ‘tristezza’. Generalizzare sostenendo che la tristezza è sintomatica di un’afflizione nella sfera polmonare sarebbe una semplificazione eccessiva; tanto per fare un esempio, una tristezza connessa all’incapacità’ di proiettarsi nel futuro, indecisione, insofferenza e risentimento, coinvolge necessariamente anche la sfera epatica; una tristezza connessa a scarsa voglia di vivere e giudizi confusi può coinvolgere quella del cuore, una tristezza mista a pensieri ossessivi quella della milza, e via dicendo.
[3] In realtà la perfetta reversibilità del rapporto riguarda fattori patologici piuttosto potenti; in condizioni normali l’approccio terapeutico è antitetico a quello del riduzionismo biologico, poiché la fisiologia è gerarchicamente subordinata alla sfera psichica: un fattore patogeno può avere la meglio sulle difese dell’organismo solo se l’omeostasi (Zhengqi = capacità di risposta immunitaria o omeostatica) è stata precedentemente turbata a causa di una dispersione di Shen e/o da eccessi emotivi.