Per approfondire leggi anche:
biografia in prima persona | curriculum accademico | attività artistica | video e interviste
Inizio a raccontarmi dal precoce inizio della mia vita autonoma, a diciassette anni. Al raggiungimento della maggiore età già percorrevo con uguale passione due sentieri: da una parte cinema e teatro, dall’altra lo studio dell’Estremo Oriente (le religioni, le filosofie, la lingua cinese e – in misura sempre maggiore negli anni – la medicina tradizionale). Grazie alla mia madrina, Rossana Ferrini, il secondo sentiero parte dall’India e dal Tibet, già nell’adolescenza, per poi approdare in Cina, passando dal Giappone. L’approccio è quello espresso dal mudra delle “mani giunte”: prajna-conoscenza e dhyana-meditazione, studio teorico (primo indimenticabile esame: “religioni e filosofie dell’estremo oriente” con il prof. Pensa a Roma) e pratica (nell’ordine: Yoga, Advaita Vedanta, meditazione Zen, meditazione trascendentale, Qigong).
Diciannovenne, mi trasferisco a Venezia per approfondire gli studi sinologici con “la curiosità di una mente-scimmia, l’impetuosità di un intento-cavallo” e tutto uno zoo di inquietudini. Contemporaneamente, la mia attività di attrice inizia ad avere un inaspettato successo. Per mantenere un alto profitto negli studi sono costretta a rallentare un po’ i tempi della laurea. D’altro canto, al mestiere d’attrice devo davvero molto. Viaggio continuamente, spesso da sola ed in posti remoti, per lavoro, per studio e per spirito d’avventura. Il mio spirito selvaggio si tempra pian piano grazie alle conseguenze dei miei errori.
Dopo la mia prima laurea con lode, nel 1991, mi sono trasferita ancora qualche mese a Taiwan per approfondire il cinese classico e il taoismo. Grazie alla mia conoscenza delle lingue, che devo alla lungimiranza di mia madre, non ho avuto problemi a trovare sempre qualche occupazione, ovunque mi trovassi. Ogni volta che andavo in Cina (la prima volta nel 1985) spedivo a casa scatoloni di libri. Per i libri nutro una forma di attaccamento dalla quale non mi sono ancora liberata.
Questa parte della mia vita è stata molto segnata dall’incontro con il maestro e fratello T. Wu e, attraverso di lui, con il maestro Li Xiaoming che ho seguito, come allieva e interprete, per molti anni. Con lui ho conseguito il diploma di secondo livello Qigong dell’università di Pechino, ho tradotto in italiano il suo libro sulla meditazione taoista e ho imparato molto (ma mai abbastanza) dalla sua pratica clinica.
Alla ricerca sul Qigong dedicherò la mia prima tesi di laurea e alla medicina cinese buona parte degli anni successivi, in cui inizio ad insegnare nell’Istituto Superiore di Medicina Olistica dell’Università di Urbino.
In veneto – ma non solo – ho incontrato vere amiche ed amici che sono ancora oggi un tesoro. A Genova ho incontrato invece la fiducia e la stima del prof. Guerci, grazie alle quali vide la luce il mio primo libro. Un altro principe accademico – il prof. Manfred Porkert – mi onora del suo interesse e della sua prefazione nella seconda versione del testo, per i tipi CEA.
Intorno ai trent’anni, tre incontri – ancora attuali fra rose e spine – modificarono radicalmente il mio modus vivendi: quello con Dio sul piano spirituale, quello con mio marito sul piano affettivo e quello con la prof. Ma Xuzhou su quello operativo. Grazie ai primi due – e con i forti auspici della maestra Hu Lijuan – nasce mio figlio e poi, a distanza di tre anni, mia figlia.
La mia libertà perde molto spazio ma acquista decisamente in profondità. Lascio il mondo dello spettacolo e, in subordine al mio ruolo in famiglia, proseguo la mia attività di docente e sinologa, approfondendo le mie competenze sul piano terapeutico (seconda laurea in fisioterapia e diploma WFAS come medico agopuntore) anche grazie agli insegnamenti di Jeffrey Yuan e più di recente di Wang Juyi e Jason Robertson di cui traduco il testo. Nel 2008 ho aperto anche il mio studio privato come terapista.
Oggi descriverei i vent’anni dalla svolta come decisamente più faticosi e al contempo meno pesanti dei precedenti, caratterizzati da incubi logistici affrontati spesso con allegria; meno sicurezze e maggiore serenità, nonché sempre rinnovato entusiasmo per ciò che mi interessa davvero.